Zauberteatro presenta Silence for Rwanda, installazioni sonore e visive, proiezione di un film, performance, concerti, l'11 e 12 settembre al Chiostro delle Oblate [via Sant'Egidio 21]

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2004 16:22
Zauberteatro presenta  <I>Silence for Rwanda</I>, installazioni sonore e visive, proiezione di un film, performance, concerti, l'11 e 12 settembre al Chiostro delle Oblate [via Sant'Egidio 21]

Lontano dalle colline verdi e dalla terra rossa del Ruanda, i segni di “Silence for Rwanda” sono un atto di compassione civile da parte di Firenze per il genocidio compiuto nel 1994, un atto di consapevolezza per non dimenticare una delle catastrofi umanitarie più sanguinose del Novecento.

“Silence for Rwanda” è stato presentato al Parlamento Europeo nell'aprile 2004 e alla sua inaugurazione i presidenti del Parlamento Europeo e del Parlamento Ruandese hanno osservato un minuto di silenzio.



Nei mesi da aprile a luglio del 1994, circa un milione di uomini, donne e bambini ruandesi sono stati uccisi nel genocidio dei tutsi e nello sterminio degli hutu moderati. Alcuni esponenti politici, forse minacciati dalla prospettiva di perdere il potere, hanno organizzato il genocidio con l'attivo ruolo dell'esercito, delle milizie hutu e di molti altri civili. In otto settimane in Ruanda sono stati uccisi tanti civili quanti i soldati britannici, compreso l'Impero, nei quattro anni della Prima Guerra Mondiale, e questo sebbene la popolazione ruandese fosse appena un sesto di quella della Gran Bretagna del 1916.

Il Comune di Firenze aveva già promosso, nel luglio del 2003, “Imago Mundi - Piazza di guerra”, un'installazione in Piazza Santa Croce in forma di camposanto di città assediata per sollecitare la riflessione verso il destino delle città assediate e la violenza della guerra contro le popolazioni civili.



Il genocidio ruandese raccoglie in sé tutti i mali delle nuove guerre: odio inter-etnico, forme di violenza particolarmente crudeli che non hanno risparmiato nessun settore della popolazione civile, interferenze di potenze straniere che hanno ostacolato le prospettive della pace, cinica inerzia della comunità internazionale, sonno dell’opinione pubblica.

Ma il Ruanda è anche il seme piantato dopo il genocidio: la difficile ma promettente riconciliazione nazionale e lo sforzo per assicurare una giustizia internazionale.

Prima, il cinico silenzio del mondo durante l’omicidio; oggi il silenzio per le vittime e il lutto di un intero popolo da parte di una collettiva memoria.

In evidenza